Visto che nei prossimi giorni vi renderò partecipi di quel che sto producendo in vista del Festival a Verona,
ho pensato possa farvi piacere qualche segreto su come nascono nella mia mente, alcune riflessioni e delle immagini delle creazioni appena nate,
che siano gioielli o decorazioni.
Cosa ne dite? Ecco un esempio.
Ho scelto due tonalità prevalenti per le nuove creazioni e per l’ inverno: il rosa acceso e il verde smeraldo, accostati a toni neutri o ai colori metallo.
Proprio ieri disquisivo con alcune amiche che sono anche fan di Artoleria su Facebook su quanto sia bello ma difficile convivere con una mente creativa che non ama la ripetizione e prova una noia mortale nell’accostarsi a riprodurre qualcosa anche se ne è pienamente soddisfatta.
Le mie creazioni sono quasi tutte pezzi unici sia nella forma che nelle tecniche!
Io mi sforzo di ripetermi ma la seconda copia avrà certamente l’ardire di rappresentare una nuova scoperta, quindi sarà abbastanza differente dal master.
Ebbene, a meno che non abbia pezzi in serie da modificare solo parzialmente, come queste collane, è difficile che riesca a creare due copie dello stesso design.
Questo fa di me un’artista? Non saperei.
No non mi riesce tutto al primo colpo, studio, accosto materiali e colori, faccio numerosi tentativi, alcuni prototipi, le bozze restano sul piano di lavoro per giorni, a volte mesi…
e questo dovrebbe dar valore al design finale tanto da tentar di riprodurlo, invece no.
Il mio problema principale – se così si chiama, ma non credo – è che il materiale mi affascina e mi chiama. Una volta ho letto che dovrebbe essere l’idea a muovere i mezzi e le strategie. Tanto di cappello … Ma nella mia logica la passione ha vinto.
Io amo gli scarti, le pezze, i singoli minuzzoli destinati al cestino. Non mi ispirano subito, al primo impatto. Ma mi fido di loro, è più forte di me. Li tengo li, li conservo, sedimentano, stanno zitti anche per anni!
Poi, all’improvviso, al secondo, terzo, anche decimo incontro… ci innamoriamo! Diventano indispensabili. Protagonisti assoluti. Non capisco proprio come abbia fatto a non vederli fino a quell’istante, tutto il resto diventa grigio. E quel semplice pezzetto di bottone, la passamaneria aggrovigliata, i pezzetto di lana sbiadito mi parlano parole sublimi. E io lavoro, unisco, incollo, sbuccio, infilo, taglio, coloro. E creo.
Le foto che vedete sono collane, nate da passamanerie antiche, da scarti di pelle, pizzi, bottoni e cristalli che ditte di prestigio avrebbero buttato. Le perline verde-blu hanno un piccolissimo difetto di colorazione ma sono per me come figlie adottive che nessuno ha mai compreso prima d’ora.
E per di più sono contate, cioè ne ho solo un numero limitato di pezzi, altro che difetto! Il difetto è per me carattere e bellezza, perchè ha un potenziale altissimo!
Il riuso ha dentro di me la motivazione più visionaria: io vedo in ogni scarto una nuova vita. Non banale ne temporanea, una vera nuova possibilità!
Tutto il loro insieme di unicità, l’essere quasi irriproducibili dalle stesse mani, l’attesa, il loro silenzio nel tempo, se volete, da loro valore. Se il resto può regalargli bellezza non tocca a me giudicarlo.
Un ultimo segreto, per oggi: li indosso almeno una volta, giusto per vedere se parlano ancora e cosa hanno da raccontare di nuovo.
;)
2 Commenti
Mi piace da matti la tua narrazione…. la foto con la piuma del pavone è stupenda!
Serena
Pure io tutti pezzo unici, condivido pienamente il tuo atteggiamento. Ma non è questo il bello? Le produzioni in serie, l’omologazione, il far indossare a tutti le stesse cose, lasciamoli ad altri, noi invece lavoriamo diversamente, ogni creazione è un po’ come una nostra creatura, con una sua storia, un suo carattere, le sue particolarità e per questo unica.