Come vi dicevo nella prima parte del racconto, visto lo splendido pomeriggio, abbiamo riprogrammato il navigatore: Diego, mio suocero, la nostra guida.
Abbiamo puntato dritto per una meta sconosciuta: Il rifugio san Niccolò in cima al lato opposto della Val di Contrin.
A dir la verità ero un po’ dubbiosa. Più che altro sulla durata del cammino e l’orario del ritorno. La valle si è allargata immediatamente prima della risalita, mostrando un paesaggio fiabesco, confortandomi. Abbiamo attraversato il ponticello di legno …Cosa c’è di più rigenerante nel nostro immaginario di un torrente di montagna? Che peccato non averlo immortalato con più decisione!
Erano ormai le 17 quando ci siamo lasciati la Marmolada alle spalle, mentre, si faceva sempre più imponente man mano che salivamo sul costone opposto, quasi volesse alzarsi dal suo enorme divano per farsi notare. E dopo un po’ di fatiche abbiamo rincontrato il Contrin…ma laggiù stavolta! ;D Che soddisfazione vedere la strada fatta e combiare totalmente visuale!
[Foto mia Flickr link Artoleria]
Valeva la pena! Adesso vedevamo la valle. Noi siamo arrivati a piedi dal fondo di questa distesa verde, da dove si vedono i tetti. Ci sono volute circa tre ore e mezza. Il sentiero si fa minuscolo e a tradimento sale ancora. E ancora, e ancora …nel silenzio!
Ecco, il Silenzio.
Il regalo migliore che ti fa la montagna (se ti dimentichi il rumore del tuo fiato che fatica aprendo i polmoni nella salita).
E se non sei in testa alla fila e sei svegliato all’improvviso dal fischio potente delle…marmotte!!! Finalmente le ho viste!! Mitiche marmotte che fanno la ronda per nascondersi al passaggio dei disturbatori, vi abbiamo fregato controvento!
Nel frattempo svalichiamo, sentendo questa volta il suono del vento che annuncia la vetta. In cima, una mandria di cavalli, il costone fra altre due valli verdissime e il tramonto che comincia a tingere di rosa l’erba e l’aria. Più in la, sempre presente, il Sella, il Sas Pordoi (terrazza delle Dolomiti), Piz Boé e dentro a tutte le sfumature di blu, le Alpi. Non siamo altissimi, ma lo scorcio è affascinante e privilegiato.
[Foto Stefano Origano]
Lassù, passata da un po’ l’ora da turisti, abbiamo giusto il tempo di metterci i vestiti più pesanti per poter scendere a valle. Pesa sulle spalle anche un piccolo rimpianto per non poter restare ancora, magari a guardare i bambini del rifugio che se ne stanno ancora appollaiati a giocare, nei loro maglioncini fuori stagione. Sono le sette e mezza e la discesa si preannuncia una corsa. Le gambe dopo circa sei ore di cammino sono un po’ pesanti.
Ci lasciamo su questo preludio di tramonto. Che racconta quello che resta nei piedi e nella testa di chi ama le piccole grandi avventure di montagna.
Alla prossima!
*-.-*
2 Commenti
bel primo piano della marmotta!!!
….certo che ho letto i tuoi racconti. Brava Katia scrittrice!!! Si capisce come sei stata affascinata dalla montagna, hai ragione è un mondo spettacolare! Era successo anche a me. Spero ci sia un continuo di tutto questo!