Buongiorno!
[…e tiro un sospirone prima e dopo]
Ho aperto il mio blog e mi sono accorta solo adesso che manco qui da maggio scorso! Che paura!
Ero convinta che fossero pochi mesi ma tutto ciò mi conferma quanto il tempo sia relativo e variabile dentro e fuori la mia testa. È sicuramente un sintomo della rivoluzione (spazio temporale?) che sta avvenendo nella mia vita. Ma partiamo dall’inizio. Perché una certezza la ho: vi devo raccontare la mia storia. Forse non interesserà a tutti, ma spesso le amiche e colleghe mi scrivono e mi dicono giustamente “Ah ci sei? Fai ancora cose …pensavo fossi ferma” svenuta, inghiottita dalle sabbie mobili, praticamente morta. Eh si perché una come me, pronta con una sito su WordPress prima che la maggior parte dei creativi sapesse pronunciarlo, che sfornava quasi un post al giorno con fotografie proprie dal 2010, attiva pioniera su tutti i social tanto da ricevere dei premi, presente in quasi tutte le prime occasioni social craft per blogger e bla bla bla, ad un certo punto ha cambiato città ed è sparita.
Ma soprattutto lo devo a me stessa. Come vi spiegherò ho immaginato tante volte di scrivere e di chiudere un tempo per poi cambiare. Ma non è successo, così la sensazione è quella di essere sospesa e, vi assicuro, a lungo termine è insostenibile.
Cosa è successo? Sono stati due anni molto densi. Io e la mia famiglia abbiamo cambiato città, da Firenze a Verona la città di Stefano, ossia da Firenze a San Martino Buon Albergo appena alle porte. In pratica il cambiamento è stato mio principalmente, l’ho fatto molto volentieri, amando questa città fin da bambina e venendoci spesso. Gli anni precedenti sono stati complicati per una serie di motivi che sarebbe difficile raccontare con poche righe e che ci hanno portato a rincorrere il lavoro e migliorare decisamente la nostra quotidianità. Così sono approdata dopo più di 40 anni in una grande città, in provincia, senza auto e senza amicizie di lungo corso, lasciando anche i contatti lavorativi nel settore creativo che avevo faticosamente costruito a Firenze. Si perché, sebbene mi muova con molta dimestichezza nei rapporti virtuali e voglia bene a tante persone che ho visto raramente o mai, dal vero, non di solo web vive l’uomo, (ma forse sopratutto la donna!?). Ho iniziato a sentire forte forte la mancanza di una rete reale di rapporti. Ho iniziato a incontrare i creativi locali attraverso gli eventi ma non è facile coltivarli con una routine stretta da mamma di paese, senza mezzi, in una città sconosciuta. Ho iniziato a fare molta fatica a lavorare in casa per lunghe ore per realizzare gli ordini creativi personalizzati sebbene fosse bello e soddisfacente per me e per le mie splendide clienti (non ho mai smesso di avere contatti e richieste da Instagram per dire la verità e credo di aver realizzato alcune fra le cose che ho più amato). Una fatica fisica, ma anche una fatica dell’anima.
Mi mancavano gli stimoli, uscire con facilità, trovare il necessario con facilità. Non so se riuscite a comprendere, per me è stata una cosa quasi impercettibile: come una lastra di ghiaccio che inizia a scricchiolare ed emette un piccolo rumore. Ma sotto c’è il gelo. Una vocina che si alza fra la folla. Non è possibile che sia così importante alle prime. Ci è voluto del tempo per prendere coscienza che le relazioni virtuali e solo virtuali, che pensavo potessero essere la soluzione per mantenere una continuità sociale e lavorativa, non mi potevano bastare.Nello stesso periodo ci siamo trovati davanti come un muro insormontabile, una grave malattia in famiglia che per qualche mese ha gettato un ombra su tutti. Come accade in questi casi, ti rendi conto che il tempo con i tuoi e gli affetti hanno la priorità su tutto. Che non vuoi stare con tua figlia guardando le notifiche dei social o rispondere ai commenti in qualunque tempo. E che il tempo che hai è sempre poco. Anche la mia bambina ha fatto molta fatica ad adattarsi al cambiamento e aveva bisogno di tutte le mie energie ed attenzione. Insomma mi sono detta, se voglio andare avanti devo alzare l’asticella del valore. La tentazione di cadere nel lamento, di aspettarsi qualcosa sempre dagli altri, di sentirti ignorato (e non quello che si è chiuso in cameretta) è forte. Ma mi sono detta: devo dare di più, deve venir fuori la parte di me che vuole lasciare il segno positivo. Quella che sa che in questo tipo di momenti ci si misura con i veri noi stessi e se qualcosa manca è sempre una questione di significato: di quello che abbiamo messo noi nei nostri obiettivi. Insomma meno spremuta ma con più sostanza. Artoleria non è in discussione, Artoleria sono io. Ma ho bisogno di un nuovo senso che non si racchiude nel rinnovare il sito (cosa che è in cantiere da anni).

[Fiori dalle rocce]
Poi è arrivata Giulia…
[Al prossimo post. Presto presto *-.-*]
3 Commenti
È bello leggere una storia come la tua, perché mi fa sentire meno sola nel mio lungo stop e, soprattutto, perché ci leggo tanta positività, forza e tanta creatività ancora inesplorata.
Bentornata. Attendo volentieri, con i tempi che sceglierai, il prossimo post. Donatella
Grazie davvero Donatella, le tue sensazioni mi rassicurano. Il secondo post è già pronto che servito ;) Un bacio a presto!!
Mi piace sempre leggerti, ora so qualcosa in più. Continua così, gli affetti prima di tutto, ne so qualcosa io che amicizie solo virtuali non bastano, ci vuole il contatto con le persone…Un abbraccio.